Un secolo di lotte per l’egemonia in Europa (parte due).

Muro Goretti

Un secolo di lotte per l’egemonia in Europa (parte due).

Il gallicanesimo e la persecuzione degli ugonotti.

Il gallicanesimo fu ribadito da Luigi XIV che fece approvare dal clero francese, nel 1682, una dichiarazione nella quale si affermava anche la superiorità del concilio sul papa e insieme si negava l’infallibilità del pontefice, se privo del consenso generale della Chiesa. In qualche misura anche la “persecuzione degli ugonotti” fu un atto indipendente dal papato, così come lo era stata la politica di tolleranza nei loro confronti. Mentre Rechelieu aveva combattuto e distrutto i privilegi politici e militari dei calvinisti francesi (concessi dall’Editto di Nantes del 1598), mantenendo tuttavia quelli religiosi, Luigi XIV decise di riportare il paese all’unità in materia di fede. Questo atteggiamento rispondeva a un insieme di motivi diversi: la convinzione del re che la Francia non avesse più bisogno dell’alleanza internazionale dei principi protestanti si unì al desiderio di apparire, agli occhi del mondo cattolico, come il campione della Cristianità titolo che, dal 1683, sembrava spettare all’imperatore austriaco che era riuscito a respingere la minacciosa avanzata dei turchi. Nel 1685 si volle far credere che l’eresia della religione <<cosiddetta riformata>> fosse ormai interamente scomparsa per giustificare la “revoca” dell’Editto di Nantes. I pastori protestanti furono espulsi dalla Francia, ma ai fedeli si vietò di abbandonare il paese. Nonostante i divieti, 200-300.000 ugonotti (su circa un milione) lasciarono il paese per rifugiarsi in Svizzera, Germania, Inghilterra e Olanda. Si trattò per gran parte di artigiani, ma molti furono anche i mercanti, gli intellettuali e gli uomini di cultura. Pochi invece i contadini. Gli ugonotti portarono all’estero la loro abilità e specializzazione tecnica, soprattutto nel campo tessile. Decisivo fu il loro rapporto al popolamento di Berlino e allo sviluppo delle attività manifatturiere Nel Brandeburgo dove si rifugiarono in 20.000. Circa 65.000 furono i rifugiati in Olanda e fra questi numerosi intellettuali che vi costituirono importanti centri di produzione culturale anti-francese e anti-assolutista. L’esodo degli ugonotti fu per la Francia una perdita netta soprattutto in termini di capitali e di risorse umane. Dal punto di vista politico fu un trionfo dell’assolutismo monarchico e costituì la dimostrazione che, di fronte ai poteri di controllo e intervento ormai raggiunti dallo Stato, la minoranza religiosa non era più in grado di opporre, come sarebbe accaduto solo qualche decennio prima, lo scatenamento di una guerra civile.

Mercantilismo e politica estera francese.

Teorie e politica economica del mercantilismo.

Nei primi decenni del regno di Luigi XIV lo Stato intervenne anche in molti settori dell’economia, estendendo il suo controllo soprattutto alle attività manifatturiere e mercantili. Colbert fu l’ispiratore e l’artefice principale di questo intervento che da lui prese il nome di “colbertismo”, la più completa realizzazione del mercantilismo. Nato dalla consapevolezza dell’importanza ormai raggiunta dal commercio internazionale nel determinare la ricchezza delle nazioni, il mercantilismo fu al tempo stesso una teoria e una politica economica, largamente praticata in molti Stati d’Europa. Come teoria era fondato sulla convinzione, superata poi dai “fisiocrati”, che la ricchezza dello Stato derivasse dalla quantità di metalli preziosi presenti all’interno del paese; come politica economica mirava, grazie “all’intervento diretto dello Stato” ad accrescere “il saldo attivo della bilancia commerciale”. Ciò vuol dire, in linguaggio meno tecnico, perseguire una politica commerciale che faccia <<entrare>> in un paese più moneta di quanta ne esca, in modo che il saldo (la somma) sia attivo. Colbert cercò di raggiungere questo obbiettivo favorendo le esportazioni (e determinando quindi un afflusso di moneta dall’estero) e penalizzando le importazioni (limitando il deflusso di moneta verso l’estero). La protezione dei prodotti nazionali (protezionismo) a scapito di quelli stranieri, servì a favorire questo risultato. Colbert patrocinò la fondazione di “compagnie commerciali” privilegiate e l’espansione coloniale nelle Antille, in Africa e in India; istituì e protesse “manifatture sonvenzionate dallo Stato” per la fabbricazione di beni di lusso (arazzi, specchi, porcellane ecc.) destinati in gran parte all’esportazione; introdusse infine una serie di pesanti controlli di “uniformità” che avrebbero dovuto agevolare lo smercio dei prodotti. In realtà il colbertismo, nonostante le energie impiegate dal suo ideatore, si rivelò un fallimento.

Compagnie commerciali e manifatture.

Le compagnie commerciali non furono in grado di reggere senza l’appoggio dello Stato e, mentre i criteri di uniformità produttiva furono largamente evasi, l’insieme dei vincoli all’importazione fu aspramente osteggiato dai ceti mercantili favorevoli alla libertà di commercio. La politica di Colbert fu, per gran parte, una risposta in termini assolutistici a un contrasto e a una rivalità commerciale che aveva nelle Provincie Unite (comunemente note come Olanda) il principale avversario.

La riorganizzazione dell’esercito.

Contemporaneo al tentativo di sviluppo delle forze produttive fu il “rafforzamento dell’esercito” opera del ministro della Guerra marchese di Louvois che realizzò per la prima volta un’amministrazione interamente centralizzata, potenziò le strutture organizzative e aprì il corpo degli ufficiali ai cadetti di origine borghese. Il potenziamento dell’esercito fu posto al servizio di una politica di espansione volta essenzialmente a sottrarre città e territori alla Spagna e all’Impero lungo i confini nord-orientali. La “guerra di devoluzione” (1667-68) fu poco più di una parata scenografica ma portò alla conquista di una serie di città, fra cui Lilla, e della Franca Contea. Più impegnativa fu la guerra contro le Provincie Unite (1672-78). Dopo un rivolgimento interno che portò al potere Guglielmo III d’Orange (1650-1702) le Provincie Unite volsero a loro favore le sorti del conflitto e con la “pace di Nimega” (1678) ottennero l’abolizione della tariffa protezionista sulle importazioni imposta dalla Francia. Negli anni successivi la Francia proseguì nella sua politica di annessioni, ma, con l’ascesa di Guglielmo d’Orange al trono d’Inghilterra la situazione internazionale risulterà profondamente modificata.

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