Dalla guerra di Troia, solo cinquantuno giorni narrati.


Dalla guerra di Troia, solo cinquantuno giorni narrati.
Cerchiamo di sgombrare il campo da un luogo comune: l'Iliade, prototipo di tutti i poemi epici dell'Occidente, nonostante il titolo non racconta affatto la Guerra di Ilio, ( sinonimo di Troia ), ma solo una limitatissima fase del conflitto: appena cinquantuno giorni per un totale di quattro battaglie, e sei duelli. Cioè quasi nulla, in particolare, restano fuori dal poema Omerico sia il prologo della guerra ( il cosiddetto giudizio di Paride ), sia il suo epilogo ( il cavallo di Troia ).
Noi ci chiediamo da dove arrivano, allora, tutti i dettagli “troiani” cari alla tradizione omerica, va detto innanzitutto che l'Iliade, faceva parte di un ciclo di otto poemi. Come sappiamo due li conosciamo: l'Iliade stessa e l'Odissea, che narra il ritorno a casa di Ulisse, gli altri sei in gran parte perduti, si intitolavano: Cypria, Etiopide, Piccola Iliade, Iliou Persis, Nosoi, e Telegonia. Soffermandosi bene, molto importanti erano: i Cypria (“Canti di Cipro”), forse opera di tale Stasino, di cui restano solo cinquanta versi e un sunto che permette di ricostruire i contenuti.

L'inizio della disputa.

Tutto inizia sull'Olimpo, dove in un giorno imprecisato all'alba dei tempi si celebra il matrimonio fra Peleo, re di Ftia ( in Tessaglia, cioè nel nord della Grecia ), e la bellissima ninfa marina Teti.
È una strana cerimonia, che vede il concorso promiscuo di uomini, dèi e semidei. Infatti Peleo è un uomo, ma discende sia pure alla lontana da Zeus, il padre degli dèi. Quanto a Teti, ha nelle vene sangue blu ancora più puro, perché la figlia di Poseidone, dio del mare. I due non lo sanno, ma dalla loro unione nascerà Achille, il supereroe dei Greci. Prima di Achille, però, dalle nozze Peleo-Teti nasce una rissa fra dee, scintilla che innesca la Guerra di Troia. Infatti nel bel mezzo del Party irrompe l'acida Eris, dea della discordia, che non era stata invitata, e per vendicarsi dello sgarbo getta alle convenute una mela d'oro, su cui è incisa una frase: “Per la più bella”. Tre dee si buttano a raccogliere il pomo: sono Hera ( Giunone), Atena ( Minerva ), e Afrodite ( Venere ).
Si rischia la zuffa, ma a bloccarla accorre Zeus: “Chi è la più bella tra le dee” decide “Lo dirà il più bello tra gli uomini”. Ed ecco entrare in scena Paride, figlio del troiano Priamo: un bellissimo uomo, che viene nominato da tutto il gran giurì epico. Segue il verdetto tra le dee: vince Afrodite.
Ma il concorso è truccato; infatti la dea, in cambio del voto, ha promesso a Paride la donna più bella del mondo: Elena, moglie del re di Sparta, Menelao. Nella nostra morale: aiutato da Efrodite, il figlio di Priamo si fa ospitare a casa di Menelao, seduce Elena e la porta via. Voi capirete che con gergo piuttosto moderno: “Cornuto e gabbato”, per vendicarsi il marito chiama a raccolta tutti i greci, e, organizza l'attacco a Troia.

Una questione di corna.

Siamo solo al prologo, ma già si delineano alcuni elementi che ritroveremo nell'Iliade. Uno, tra tutti, balza agli occhi: l'Olimpo sembra il cortile di una casa ringhiera, dominata da un padre padrino ( Zeus ) e popolato da dee-comari che si dedicano a vanità, invidie e dispetti reciproci.
Con l'Iliade le zuffe tra dee ( e dei ) cresceranno, fino a dividere l'Olimpo in due fazioni. La fazione filogreca arruolerà subito Hera e Atena, quella filotroiana Febo ( Apollo,) Ares ( Marte ) e ovviamente Afrodite, patrona di Paride. Come valutare Cypria? Ovviamente noi moderni non possiamo dare giudizi letterari su un testo che non conosciamo a sufficienza, possiamo solo ricordare che già ventiquattro secoli fa il filosofo Aristotele parlava del poema di Stasino storcendo il naso. Lui usava perifrasi complicate, che noi possiamo solo sintetizzare in tre parole: un ferraginoso fumettone. Ai Cypria resta però il merito di aver colmato una lacuna che l'Iliade aveva creato; pare infatti che Stasino abbia scritto in tempi successivi a Omero, quando l'Iliade esisteva già.   


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